Abbandono, dispersione e dintorni: quali precursori?

Parliamo di dispersione scolastica: qual è la situazione nel nostro Paese ?
La dispersione scolastica e il definitivo abbandono continua a essere il più importante problema del nostro sistema scolastico e sebbene sia stato da diversi anni un trend in diminuzione, di recente si è interrotto – e in certe zone si è invertito – mantenendosi intorno al 14,5% (dato ISTAT del 2018) che vuol dire più di 500.000 giovani tra i 18 e i 24 anni che interrompono gli studi.
Al di là del dato complessivo, ci sono elementi che destano particolare preoccupazione ?
Di recente l'INVALSI ha acceso i riflettori su un fenomeno che fa da precursore alla dispersione vera e propria che è quello della cosiddetta "dispersione implicita". Si tratta della persistenza nei risultati delle prove INVALSI di matematica, italiano e inglese di risultati insoddisfacenti, vale a dire di prestazioni degli studenti che si attestano ai livelli 1 e 2 dei 5 previsti nella scala di posizionamento. Questi risultati si rilevano sia nel grado 8 (l'antica terza media) sia nel grado 13 (l'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado) e la sua persistenza rappresenta un dato preoccupante, perché costituisce un fenomeno strisciante, ma pericoloso.
Gli studenti che mostrano questo tipo di prestazioni, infatti, sono i più esposti da adulti al rischio di analfabetismo funzionale di cui Tullio De Mauro ha sottolineato più volte la drammaticità; coloro che ne sono affetti in vero non sono in grado di esercitare a pieno i propri diritti di cittadinanza in quanto non comprendono bene un testo e non sono in grado svolgere operazioni quantitative nella matematica quotidiana.
I grafici riportati mostrano le caratteristiche del fenomeno della dispersione implicita in matematica (cfr. tab. 1 e 2) e mettono in luce la disparità degli esiti a seconda delle zone nel nostro Paese; questi divari purtroppo sono caratteristiche che si associano anche ad altri aspetti quali la povertà educativa, il degrado ambientale, l'assenza di servizi di cura e tutela per i minori, etc. configurando quindi contesti che esercitano influenze nefaste anche sugli esiti scolastici.
Il fenomeno della dispersione implicita può essere messo in relazione con una mentalità che non riconosce appieno il valore dell'istruzione e della formazione ?
C'è un dato importante, di cui la dispersione implicita è indizio illuminante, che orienta l'attenzione su aspetti profondi ma pervasivi e diffusi nella mentalità che è utile far emergere anche per poterli riconoscere e fronteggiare. Si tratta dell'atteggiamento di cui sono spia frasi tipiche del gergo scolastico e persino universitario: "ho strappato il 6", "ho strappato il 18", "ho un'infarinatura di ...", "ho strappato la promozione", "prendere il pezzo di carta" per alludere alla fine del percorso scolastico ...
D'altra parte questo atteggiamento trova corrispondenza anche nell'accettazione da parte delle famiglie perché se un figlio o una figlia viene promosso/a con la sufficienza, il genitore non se ne duole perché considera comunque la promozione uno scoglio superato.
Detto altrimenti, non c'è un diffuso riconoscimento della necessità di acquisire conoscenze piene, comprendere davvero come rimanda l'etimologia del termine che si collega al prendere e al possedere.
Quali sono allora le maggiori sfide per l'istruzione nella nostra attuale società ?
Questo atteggiamento rappresenta la sfida fondamentale per l'istruzione nella attuale società della conoscenza, perché mentre le informazioni sono largamente diffuse e accessibili, le abilità di elaborazione ulteriore, di stabilire confronti, di riconoscere somiglianze e analogie, di valutare i gradi di attendibilità delle informazioni stesse, in termini di plausibilità, di possibilità, di certezza, di falsificazione e così via, sono tutte operazioni cognitive che gli studenti devono acquisire durante il percorso di istruzione.
La scuola e l'università nei diversi modi, infatti, sono gli unici luoghi ove questo può avvenire. Sfuggire a questo compito vuol dire rinunciare al compito fondamentale che l'epoca attuale assegna a tutti coloro che insegnano.