Imparare a raccontare la ricerca

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 M. Delmastro    21-07-2014     Leggi in PDF

La ricerca fondamentale è posta sempre più di fronte al problema di comunicare il suoi metodi, i suoi risultati, e il senso della sua stessa esistenza al grande pubblico. Se oggi l’avventura scientifica permea profondamente una società abitata dal progresso scientifico e tecnologico, il rapporto tra la scienza e la società non è necessariamente armonico e risolto. Spesso tra i due mondi c’è una distanza pericolosa di linguaggi e comprensione, che può provocare frizioni e malintesi, e portare persino a cattive decisioni politiche.

Per far fronte a questo scenario, è necessario uno sforzo consapevole di comunicazione sempre maggiore da parte degli scienziati. Saper interagire con un pubblico non specialistico, educando alla comprensione dei processi e alla visione delle ricadute, è fondamentale. D’altra parte, la comunicazione scientifica è un’impresa complessa, in particolare a causa del proliferare di nuovi mezzi di comunicazione, che, se rendono il contatto con il pubblico potenzialmente più semplice, necessitano però di competenze specifiche per un loro uso corretto.

Anche a comunicare bene la scienza si impara. Da qualche anno il centro universitario “Agorà Scienza” di Torino organizza la Scuola SCS, “Scienza Comunicazione e Società”, che mira a sensibilizzare i giovani ricercatori proprio alle dinamiche complesse del rapporto tra scienza e società, e a formarli a progettare consapevolmente il proprio rapporto con l’opinione pubblica. La Scuola SCS si terrà quest’anno dal 7 al 12 settembre, e sarà incentrata proprio sul tema de “Il ricercatore visibile”. L’evento è aperto a dottorandi e giovani ricercatori provenienti da aree disciplinari diverse, ed è un’eccellente occasione per riflettere e formarsi sulla comunicazione e divulgazione scientifica.

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