Il Cielo è di tutti: Dotti, Amatori e Curiosi

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 P. Focardi    28-11-2019     Leggi in PDF

Elaborazione grafica. A sinistra: dipinto di M.C. Eimmart, © Alma Mater Studiorum Università di Bologna/Sistema Museale d'Ateneo/Museo della Specola. A destra: semicerchio murale utilizzato da E. Manfredi per la misura dell'aberrazione stellare, © Alma Mater Studiorum Università di Bologna/A. Cesari.

Il 29 ottobre del 1819 la Reggenza della Pontificia Università di Bologna stabiliva che la Specola dovesse essere aperta a Dotti, Amatori e Curiosi, per buona parte della giornata, festivi inclusi, e invitava i Signori Locandieri e Albergatori a informare adeguatamente i Signori Forestieri che Bologna avrebbe offerto loro anche questa preziosa opportunità. Si trattava, a tutti gli effetti, della prima apertura dell’Università al pubblico e pertanto il Sistema Museale di Ateneo, in collaborazione col Dipartimento di Fisica e Astronomia, il Dipartimento delle Arti, il DamsLab e l'INAF/OAS, ha voluto celebrare questa importante ricorrenza con un evento che ha preso l'avvio, non a caso, il 29 ottobre scorso e si concluderà l'1 dicembre.

All'epoca della sua apertura al pubblico, la Specola di Bologna aveva quasi compiuto cento anni e le sue mura custodivano il ricordo di un'osservazione e di un esperimento destinati a scuotere radicalmente il pensiero scientifico che rimaneva, in buona parte, arroccato sulla posizione geocentrica, anche perché del movimento di rivoluzione della Terra attorno al Sole e di rotazione intorno al proprio asse mancavano ancora le prove. Proprio dalla Specola, Eustachio Manfredi (1674-1739) e Giovanni Battista Guglielmini (1760-1817) le avrebbero fornite anche se con scarso successo. Manfredi sarebbe stato bruciato sul tempo dall'inglese James Bradley (1693-1792), mentre la fama del Guglielmini sarebbe stata oscurata dal celeberrimo esperimento realizzato nel 1851 da Bernard Foucault (1819-1868) nel Pantheon di Parigi. I due scienziati bolognesi sono stati tra i protagonisti di uno spettacolo teatrale itinerante, che si è svolto all'interno della Torre della Specola il 3 novembre scorso e ha permesso a un piccolo gruppo di spettatori, guidati da Niccolò Copernico (1473-1543) che a Bologna studiò per quattro anni, di conoscere le loro vicende scientifiche e umane. Oltre ai tre personaggi sopracitati, gli spettatori hanno potuto "incontrare" Maria Clara Eimmart (1676-1707), rarissimo esempio di donna del passato, a cui il padre "illuminato" concesse di studiare e di compiere osservazioni e di cui, al Museo, sono conservati dieci straordinari dipinti di carattere astronomico, e Guido Horn d'Arturo (1879-1967), l'astronomo che, col suo "specchio a tasselli", precorse i tempi.

Oltre a questo modo un po' inconsueto, ma di grande effetto, di raccontare l'astronomia, l'evento si è snodato anche in maniera più tradizionale, approfondendo, attraverso una conferenza e le visite guidate al Museo della Specola, quattro diversi temi di natura storica, astronomica e sociologica. In particolare, i temi affrontati sono stati: "Geocentrico ed Eliocentrico, i due massimi sistemi del mondo", "Non è una scienza per donne", "Guardare il Cielo, misurare la Terra" e "Quando l'occhio dell'astronomo non basta più".

Non si potevano, di certo, escludere i bambini, "i curiosi" per eccellenza, e proprio per loro è stato pensato un laboratorio didattico, che li vede artefici di un modello dello specchio a tasselli, mentre per gli amanti del cinema sono state previste due proiezioni gratuite di documentari al DamsLab, perché il Cielo è e deve sempre essere di tutti.