Università nell’emergenza tra mani legate e promesse di rilancio: l’analisi del CUN

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 F. Illuminati    29-06-2020

Poco più di un mese fa, il governo ha emanato il cosiddetto “Decreto Rilancio”, che rappresenta il perno centrale degli interventi a favore del Sistema Paese in risposta alla crisi causata dalla pandemia. Le misure per l'Università e la Ricerca sono contenute negli articoli 236 – 238. Il Consiglio Universitario Nazionale (CUN), che è l’organo elettivo di rappresentanza del mondo universitario presso il MUR, ha analizzato i contenuti del Decreto Rilancio ed ha elaborato una serie di proposte emendative.

Il CUN riconosce che il Decreto contiene misure significative, quali il piano per l’assunzione di 3.333 nuovi RtdB che si aggiungono ai 1.607 già previsti; i fondi per allargare la platea dei beneficiari dell’esenzione dalle tasse universitarie e quelli per ridurre l’anomalia degli “idonei non beneficiari”, ovvero studenti meritevoli di borsa di studio ma che non la percepiscono per insufficienza degli stanziamenti; infine, l’incremento del fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle Università (300 milioni nel triennio 2020-2022) su un totale di circa 7,5 miliardi. Tuttavia il CUN valuta tali misure ancora largamente insufficienti, e propone emendamenti migliorativi che sintetizziamo qui di seguito per punti.

– In considerazione del periodo di emergenza, il CUN chiede per il triennio 2020-2022 di assegnare a ciascun Ateneo il miglior FFO conseguito nel triennio 2017-2019 e di congelare l’aumento progressivo della «quota premiale» dell’FFO. La quota premiale rappresenta una percentuale significativa dell’FFO ma il suo calcolo è legato al controverso sistema di valutazione della qualità della ricerca, la cosiddetta VQR, che in passato ha sortito anche risultati sconcertanti, per esempio certificando piccole realtà di provincia come poli di assoluta eccellenza scientifica al di sopra anche di istituzioni di assoluto rilievo internazionale come la SISSA di Trieste e la SNS di Pisa. Già adesso la quota premiale ammonta a circa il 26% dell’FFO complessivo. Il CUN chiede che data l’emergenza, in attesa dell’esercizio di valutazione VQR 2020-2021, e nella prospettiva di una revisione complessiva del meccanismo stesso della VQR, la quota premiale rimanga congelata per un triennio ai livelli attuali.

– Il CUN chiede di esentare permanentemente le Università dai limiti di spesa per l’acquisto di beni e servizi imposti dalla legge di Bilancio 2020 a tutta la Pubblica Amministrazione. Gli attuali vincoli di spesa infatti “legano le mani” agli Atenei e ne mettono a rischio anche le funzionalità più elementari in epoca di emergenza sanitaria e sociale.

– Infine il CUN sottolinea la necessità di eliminare i vincoli che impediscono agli Atenei di armonizzare fabbisogno e consumi. Continua infatti a crescere il divario tra il fabbisogno assegnato e valutato “a priori” come congruo dal governo, e i consumi effettivi degli Atenei statali spesi per soddisfare le proprie incomprimibili necessità primarie. Il divario fra fabbisogno e consumi effettivi è ormai tale che circa la metà degli Atenei pubblici versa in condizioni di sofferenza. Il CUN chiede dunque che l’attuale disciplina del fabbisogno sia profondamente riformata attraverso meccanismi volti a liberare le crescenti risorse bloccate in deposito sui conti della tesoreria dello Stato.