The show must go on

Una delle frasi più iconiche dei nostri tempi: lo spettacolo deve continuare. Resa celebre dalla canzone dei Queen, ma legata per lo più al mondo dello spettacolo che vuole che l'opera o la rappresentazione venga portata al termine indipendentemente da tutto ciò che possa accadere nel mentre.
Pochi di noi avrebbero mai pensato che nel mezzo della nostra rappresentazione accadesse un'emergenza sanitaria mondiale della portata di una pandemia. E così come abbiamo dovuto trasformare il tempo e lo spazio delle nostre vite lavorative, lo stesso è successo allo spettacolo per antonomasia della ricerca scientifica, ovvero la divulgazione.
Presi alla sprovvista, sin da marzo di questo anno abbiamo dovuto convogliare in un nuovo spazio-tempo gli eventi di diffusione scientifica, andando al passo con le restrizioni, con le difficili scelte dei governi, con le colorazioni delle regioni, e con il passare del tempo anche con la "pandemic fatigue". Man mano che l'allarme diventa la normalità, e che il tempo consente di riorganizzarsi per trovare le formule giuste per arrivare al pubblico, la divulgazione ha trovato nuove forme di espressione.
I grandi festival della scienza italiani, e per citarne solo alcuni il Festival della Scienza di Genova o Futuro Remoto di Città della Scienza di Napoli, sono andati online. Migliaia di eventi hanno riempito il palinsesto scientifico di internet, consentendo per la prima volta un'accessibilità agli eventi di larga, anzi larghissima diffusione, senza doversi spostare dal salotto di casa. Questo è stato ed è il vantaggio più immediato che stiamo vedendo. Tanto che parecchi enti stanno pensando per il futuro a mantenere l'opzione di eventi misti, che consentiranno sia la fruizione dal vivo che in remoto. Questa rivoluzione mediatica, resa necessaria dalla pandemia, vede spesso come protagonisti i video, come evoluzione della fotografia a supporto della ricerca. Video che ci hanno consentito di portare il mondo del laboratorio sullo schermo dei nostri spettatori.
Parecchi di noi stanno però spesso vivendo un senso di "solitudine", consentitemi questa parola poco scientifica, nel realizzare o fruire di questi eventi di divulgazione. Perché rendere partecipe un pubblico che non si può guardare in faccia non è per nulla banale. Ma la creatività del fisico, e più in generale dello scienziato, può trasformare questo problema in nuove forme di divulgazione. È quanto sono riusciti a fare, per esempio, i colleghi dell'Istituto Nazionale di Ottica del CNR con Scienza sul Balcone, rendendo il pubblico partecipante un campionatore di misure. Molto interessante è anche la scelta di Meet Me Tonight, uno dei progetti nazionali della Notte Europea dei Ricercatori. Nella penultima settimana di ottobre il centro storico di Napoli si è trasformato nelle "Vetrine per la Ricerca", una modalità alternativa per fruire di scienza e conoscenza mentre si passeggia fra negozi della città. Le vetrine di alcuni locali commerciali hanno ospitato strumenti diagnostici, modellini e cartellonistica che hanno consentito al pubblico di conoscere le attività degli istituti di ricerca e divulgazione campani, senza creare assembramenti.
Potrei citare altri tantissimi eventi di divulgazione, di cui speriamo di potervi presto parlare su SIF Prima Pagina, per il loro valore scientifico e sociale. Tutti mi portano a dire che uscire dalla nostra "comfort zone", per quanto difficile, alimenta la nostra creatività. Resta però un po' di malinconia, perché la divulgazione, per dirla in inglese l'outreach, ha in sé il senso di "uscire fuori". Torneremo a fare divulgazione in piazza, perché lo spettacolo continuerà.
Antigone Marino – È ricercatrice dell'Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti del CNR, presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli Federico II, dove coordina le attività del laboratorio di Ottica della Soft Matter. È Consigliere della SIF, membro del Board of Directors della OSA Foundation, ed editor di diverse riviste tra cui JOSAA e EPN. |