Cambiamento è partecipazione

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 M. Corradini    28-07-2021     Leggi in PDF

Uguaglianza di genere, transizione ecologica, giustizia e integrazione sociale, tutela dei lavoratori, salvaguardia e conservazione dell’ambiente: se avete sentito parlare di almeno una di queste problematiche, è grazie alle campagne di sensibilizzazione per la difesa e la promozione dei diritti collettivi, ossia "advocacy campaigns" in inglese. Se siete interessati a diventare soggetti politici e intervenire nella costruzione del bene comune, non temete: sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare le politiche (inter)nazionali sono tecniche che si imparano!

Promosso dalla European Physical Society (EPS) e condotto dalla società di consulenza Interel, specializzata in affari pubblici e comunicazione strategica e leader in Europa, “Train the Trainers” è il workshop fatto su misura per gli scienziati che vorrebbero muovere i primi passi nell’ambito del policy-making a livello europeo.

Perché fare advocacy? Come strutturare le campagne di sensibilizzazione, adattarle ai destinatari e al contesto, renderle efficaci? Quali strumenti per influenzare l’opinione collettiva, l’agenda politica, gli enti di governo? Questi i temi principali trattati durante il workshop. Nell’arco di dieci ore di training, i partecipanti del workshop hanno reinterpretato il concetto di advocacy, svolto attività di role-playing e imparato a relazionarsi con figure diverse (cittadini, istituzioni pubbliche/private, esponenti politici), ottimizzando la comunicazione, il tono impiegato, il messaggio trasmesso.

Fare advocacy significa aprire un dialogo, costruire una relazione con tutti gli attori coinvolti (i.e., ricercatori, cittadini, specialisti, associazioni, ONG, politici, attivisti) nella problematica da affrontare. E si sa, quando si parla di costruire una relazione, adottare una comunicazione trasparente e sapere come e quando scendere a compromessi sono elementi basilari. Proprio per questo fare advocacy richiede grandi capacità di mediazione e di creatività relazionale: ogni figura coinvolta ha prospettive, competenze, opinioni, obiettivi e interessi così diversi che potrebbero difficilmente intersecarsi, eppure l’advocacy riesce a creare un terreno comune dove ognuno può giocare il proprio ruolo e contribuire alla ricerca della soluzione ottimale.

Il cambiamento sociale è un processo bottom-up: non ci può essere trasformazione se non c’è cambiamento nella coscienza collettiva. In questa visione, l’advocacy risveglia innanzitutto la coscienza individuale per poi diventare il motore dell’innovazione etica, socio-culturale e politica con cui le idee, le aspirazioni e i bisogni degli individui trovano libertà di espressione e di azione. L’advocacy fa sì che ognuno di noi possa scendere in campo, sentirsi parte di una collettività e impegnarsi per il suo cambiamento.


Marina Corradini – Sismologa e divulgatrice scientifica, è la Responsabile della Comunicazione del Centro Sismologico Euro-Mediterraneo. Oltre a occuparsi di terremoti, nella sua “giornata tipo” Marina lotta per la giustizia sociale e promuove l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione di gruppi di minoranza nelle discipline STEM (Science Technology Engineering Mathematics).