Tra scienza e spiritualità: la doppia anima di Cornelia Fabri

«Conservo vivissima memoria della Signorina Cornelia Fabri, mia allieva all'Università di Pisa intorno al 1880, la prima, e forse la migliore, fra le molte allieve che ebbi in seguito a Torino e a Roma». Con queste parole si apriva il ricordo che il celebre Vito Volterra, tanto celebre da essere soprannominato il "signor scienza italiana", scrisse a proposito di Cornelia Fabri.
Cornelia era nata a Ravenna nel 1869, da una famiglia dell'alta borghesia e il padre Ruggero, appassionato di scienze, le riservò un'educazione tutt'altro che tradizionale, iscrivendola all'Istituto Tecnico della sua città. Era una scelta generalmente riservata ai ragazzi, tanto che lei si trovò a essere l'unica studentessa in una scuola frequentata unicamente da maschi. Si iscrisse poi alla Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Università di Pisa dove si laureò in Matematica il 30 giugno del 1891: una sessione di laurea davvero brillante! Dall'elenco dei laureati in Matematica a Pisa in quella sessione, risulta esservi stato anche Federigo Enriques, che diventerà uno dei matematici più illustri del nuovo secolo.
Fu a Pisa che Cornelia incontrò Volterra, il quale ne seguì con grande attenzione tutto il percorso di studi. Se il suo talento si espresse inizialmente nell'analisi matematica, nondimeno già dall'argomento per la tesi, suggeritole da Volterra, iniziò a occuparsi di idrodinamica, nello specifico della teoria dei moti vorticosi nei fluidi incompressibili. I suoi scritti di idraulica sono considerati i suoi lavori più importanti. Dell'esame di laurea di Cornelia ci resta una testimonianza diretta di Volterra il quale, con entusiasmo, così ricordava l'evento: «Ricordo che il suo esame di laurea fu un avvenimento per l'Università di Pisa, non solo in quanto per la prima volta veniva ivi ad addottorarsi una donna, ma anche perché la prova fu sostenuta in modo ammirevole dalla candidata, che riportò i pieni voti assoluti e la lode. In quell'occasione l'illustre Preside della Facoltà di Scienze, Professore Antonio Pacinotti, pronunziò elevate ed opportune parole, rilevando tutta l'importanza dell’avvenimento, e prevedendo l'aprirsi di una nuova era con l'entrata nel campo della scienza, di eminenti personalità femminili».
Tra il 1892 e il 1895, Cornelia dedicò quattro lavori all'idraulica e dalla corrispondenza col Volterra, conservata presso la Biblioteca Corsiniana dell'Accademia dei Lincei, emerge l'originalità di tale produzione scientifica, oltre che l'acume dell'autrice, autorevolmente messi in evidenza dal maestro.
Dopo questi esordi promettenti, tuttavia Cornelia non diede più nulla alle stampe, mentre la corrispondenza col maestro si interruppe un paio di anni più tardi. Proprio in quegli anni Cornelia aveva subito gravi lutti familiari, oltre che la lontananza del professore, partito per Torino e quindi Roma, e lo spezzarsi dei legami con lui.
Rientrata definitivamente a Ravenna, una città di provincia isolata culturalmente, dove addirittura il suo sapere "maschile" veniva tenuto nascosto, Cornelia decise di abbandonare gli studi, ai quali aveva dedicato grandi sforzi ed energie. Fu un accentuato spiritualismo che nell’ultima fase della vita la portò ad esasperare atteggiamenti di riflessione interiore: da sempre religiosissima, si abbandonò totalmente a opere di carità, di pietà e di preghiera. Ma, forse, la sua anima scientifica non fu mai soffocata del tutto se, nel dicembre del 1914, pochi mesi prima di morire, rivolgendosi al confessore a proposito del suo desiderio di farsi religiosa, si esprimeva con una metafora presa a prestito proprio dal linguaggio della matematica: «Ho sempre il cuore stretto fra due forze eguali e contrarie che si equilibrano tenendomi in una perfetta cecità sul mio avvenire».
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