L’ottocentenario dell’Università di Padova: quando la fisica scrive la storia

I suoi primi otto secoli di storia sono stati all’insegna della libertà di ricerca e di studio, una libertas che dal motto universitario ha plasmato l’identità dell’istituzione. Per le scienze, un faro luminoso soprattutto nelle epoche più ostili al libero esercizio dell’intelletto e, quando il metodo scientifico iniziava a rivoluzionare il modo di osservare la realtà, di sperimentare e teorizzare, grazie a Galileo Galilei che a Padova insegnò per diciotto anni: i “migliori di tutta la mia età”. Dal 1222, in una tradizione di indagine rigorosa e accurata divulgazione, l’Ateneo continua a contribuire a quell’economia della conoscenza così decisiva per le nostre società: ecco perché il palinsesto per l’Ottocentenario dell’Università di Padova non racconta solo ciò che è stato, ma anticipa come prosegue tale l’impegno per rispondere a nuove sfide e promuovere parità, equità e sostenibilità in ogni contesto.
Questa antica vocazione scientifica, in particolare per la fisica e l’astrofisica, ha un ruolo di primo piano nel programma di appuntamenti che ha scandito e continuerà ad animare le celebrazioni, grazie alla partecipazione di scienziati che stanno scrivendo la storia e per questo insigniti del più alto riconoscimento internazionale. A loro è dedicato il ciclo delle “Nobel Lectures”, che porterà nei prossimi mesi a Padova Didier Queloz, Giorgio Parisi e Adam Guy Riess. E sempre due Premi Nobel per la fisica sono stati protagonisti delle Giornate Celebrative di maggio per l’800° Anno Accademico, con due interventi: il fisico olandese Gerardus ‘t Hooft e, il giorno successivo, il matematico, fisico e cosmologo inglese Roger Penrose.
Ma non è tutto: oltre agli incontri esclusivi con i luminari del nostro tempo e ai momenti di confronto accademico, la fisica è stata protagonista anche di alcuni appuntamenti rivolti soprattutto alla comunità degli studenti e al grande pubblico. A cominciare, lo scorso 6 maggio, dallo spettacolo teatrale “Bepi Colombo, il pescatore di stelle”, del Teatro popolare d’arte (scritto da Emanuela Agostini, per la regia di Gianfranco Pedullà, con Amerigo Fontani e Roberto Caccavo), dedicato al matematico, fisico, ingegnere e astronomo Giuseppe Colombo e ai suoi preziosi contributi allo studio del pianeta. E gli occhi sono rimasti puntati verso le stelle con il ricordo, lo scorso 27 maggio, degli 80 anni dell’Osservatorio Astrofisico di Asiago, inaugurato nel 1942. Una giornata dedicata alla memoria del suo architetto, Daniele Calabi, introdotta dai saluti istituzionali della Rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, e del Sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, e proseguita con la condivisione di uno speciale messaggio della Senatrice a vita Liliana Segre, di particolare significato per l’evento. Daniele Calabi, infatti, fu vittima delle leggi razziali: progettò l’Osservatorio e ne seguì con passione la realizzazione ma, nel 1938, fu costretto a lasciare ogni incarico e fuggì in Brasile. Tornò solo nel 1948, e naturalmente alla cerimonia inaugurale del 1942 non fu mai citato. Una damnatio memoriae che, per fortuna, è stata sconfitta.
Un ulteriore esempio, fra le decine nella plurisecolare vita dell’Ateneo, di come l’impegno e la perseveranza dei singoli possano possano cambiare la storia, soprattutto se difesi e rilanciati da un’istituzione che in essi crede, baluardo di indipendenza e acceleratore di progresso.
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