Una grande opportunità per la ricerca nella nuova legislatura

Tre settimane prima delle elezioni politiche quattordici scienziate, scienziati e manager della scienza hanno scritto una "Lettera aperta ai segretari e presidenti dei partiti". Vi si legge "I fondi del PNRR hanno dato al nostro Paese una grande opportunità: per la prima volta da decenni ci sono per la ricerca pubblica fondi, progetti organico e tempi certi per la loro realizzazione ... Ma questi progetti non riguardano che alcuni temi di ricerca e, comunque, una volta terminati i fondi del PNRR cosa succederà? Che fine faranno i progetti iniziati? Come saranno finanziate, nel frattempo e successivamente, le ricerche non considerate dal PNRR?... Per offrire alla politica un progetto realistico è stato elaborato un piano dettagliato nei contenuti e nelle coperture finanziarie, che si trova sul sito dell'Accademia dei Lincei. Su di esso speriamo possa esserci una larga convergenza".
Negli ultimi due anni richieste pubbliche analoghe erano state fatte in due lettere aperte al Premier Giuseppe Conte (19 settembre 2020 e 2 gennaio 2021), una lettera aperta al Premier Mario Draghi (22 febbraio 2021) e un appello a Governo e Parlamento (12 marzo 2021) dallo stesso "gruppo dei quattordici": Ugo Amaldi, Angela Bracco, Cinzia Caporale, Luisa Cifarelli, Daniela Corda, Paolo De Bernardis, Massimo Inguscio, Massimo Livi-Bacci, Luciano Maiani, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Alberto Quadrio Curzio, Angela Santoni, Lucia Votano. Ma allora la distribuzione dei 15 miliardi richiesti su 5 anni era descritta a grandi linee mentre il nuovo documento – firmato da Luigi Ambrosio, Luciano Maiani, Angela Santoni e da chi scrive – è un "Piano quinquennale 2023-27 per la ricerca pubblica" molto dettagliato che definisce, anno per anno, le risorse da attribuire alle nove voci essenziali del bilancio MUR.
Lo scopo è sempre quello della proposta di due anni fa, chiamata proposta Amaldi-Maiani da Giorgio Parisi: portare il rapporto tra gli investimenti in ricerca pubblica e il Pil – che gli statistici chiamano "intensità di R&D pubblica" – allo 0,75% in modo da raggiungere la Francia e avvicinarsi alla Germania, che è già ora all'1,1%.
Andamento 2008-2022 dell'intensità di ricerca pubblica e previsioni per il periodo 2023-2028 con un aumento del bilancio MUR – durante la prossima legislatura – di 10,4 miliardi, di cui 3,0 miliardi nel triennio 2023-2025.
La figura, tratta dal "Piano quinquennale" appena pubblicato, mostra come, dopo la crisi del 2008-2009, i tagli al bilancio abbiano ridotto l'intensità di R&D pubblica dallo 0,64% del 2009 fino allo 0,51% del 2018. Gli ultimi governi hanno fortunatamente invertito la tendenza e quest'anno l'intensità di R&D è risalita al valore che aveva nel 2009. Nei prossimi due anni gli investimenti del PNRR la faranno crescere fino allo 0,71% (curva rossa) ma, successivamente, la fine del PNRR e l’aumento del Pil la porteranno, nel 2028, allo stesso 0,55% del 2011. È questo andamento negativo che la Lettera aperta e il Piano quinquennale vogliono evitare con un aumento del bilancio del MUR di 10,4 miliardi nel periodo 2023-2027 della prossima legislatura (curva verde).
Va sottolineato con forza che non si tratta della semplice richiesta di nuovi fondi. Infatti, il Piano quinquennale è stato preparato come supporto ai lavori del "Tavolo Tecnico per la Ricerca Fondamentale" istituito presso il MUR e coordinato da Luigi Ambrosio, Direttore della Scuola Normale. I partecipanti al tavolo sono Ugo Amaldi, Ariela Benigni, Paola Inverardi, Francesco Loreto, Gianfranco Pacchioni, Barbara Rossi, Angela Santoni e Luisa Torsi con Francesco Giavazzi, Giorgio Parisi e Mario Pianta come esperti. Il documento conclusivo, dopo aver descritto le criticità strutturali del sistema della ricerca pubblica, raccomanda l'istituzione di una struttura che si occupi della valutazione ex-ante ed ex-post delle proposte PRIN ed operi secondo standard internazionali. Sono inoltre giustificate le nuove risorse da allocare – nel quadro del finanziamento quinquennale di 10,4 miliardi – per le Infrastrutture di ricerca, il reclutamento di professori universitari, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, l'istituzione di borse tipo European Research Council, l'aumento del numero di dottorandi e la promozione della diversità e dell'inclusione. È questa la strategia di lungo periodo che è necessaria per il futuro dell'Italia e delle nuove generazioni.
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