Un fisico al Polo Nord: Aldo Pontremoli e l'impresa del dirigibile Italia

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 N. Robotti    19-12-2022     Leggi in PDF
A sinistra: la cabina del dirigibile Italia dotata di vari strumenti scientifici opportunamente disposti al suo interno; a destra: A. Pontremoli (seduto) e F. Běhounek durante il tragico volo del 23-25 maggio 1928 verso il Polo Nord. (Crediti: Museo Storico Aeronautica Militare, Bracciano).

Il 29 ottobre scorso, al Festival della Scienza di Genova è stata organizzata, da parte della Società Italiana di Fisica e del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, una tavola rotonda dedicata alla spedizione polare del dirigibile Italia, che si è svolta nel 1928 al comando del generale Umberto Nobile e che ha avuto come uno dei protagonisti principali il fisico Aldo Pontremoli. Vincitore, assieme a Enrico Fermi e a Enrico Persico, del primo concorso di Fisica Teorica bandito in Italia (1926), Pontremoli era infatti il "fisico di bordo dell'aeronave Italia".

La fine tragica di questa spedizione avvenuta il 25 maggio del 1928 con l'impatto della navicella contro il pack e con la perdita di sei componenti dell'equipaggio, tra cui Pontremoli, ha fatto sì che il suo aspetto scientifico sia sempre passato in secondo piano rispetto al suo lato umano, dimenticando che questa fu la prima spedizione a sorvolare il Polo Nord con un preciso programma di ricerche di grande interesse.

La tavola rotonda, a cui hanno partecipato Angela Bracco, Luisa Cifarelli, Giuseppe Biagi (nipote dell'omonimo radiotelegrafista di bordo) e chi scrive, è iniziata ripercorrendo la vita di Pontremoli tra avventura e istituzioni, a partire dalla sua partecipazione come volontario alla prima guerra mondiale, che gli valse la medaglia d'argento al valor militare, fino alla impegnativa impresa di creare presso l'Università di Milano un primo Istituto di Fisica, il "Regio Istituto di Fisica Complementare".

La tavola rotonda è poi proseguita ricostruendo l'epopea della spedizione Italia, dalla progettazione del dirigibile, fino alle operazioni finali di soccorso dei sopravvissuti, per poi concentrarsi sugli aspetti scientifici della spedizione stessa al Polo Nord.

Le ricerche previste riguardavano lo studio nelle regioni polari di varie grandezze fisiche quali l'accelerazione di gravità, il campo magnetico terrestre, l'intensità dei raggi cosmici, la radioattività dell'aria, la conducibilità elettrica dell'atmosfera, la propagazione delle onde elettromagnetiche, oltre aspetti geografici e oceanografici.

Un grosso limite per la realizzazione del programma era la capienza molto ridotta del dirigibile. Il carico utile era di 12.000 chili dei quali, tolti i pesi d'obbligo, restavano disponibili appena 300 chili per le attrezzature scientifiche. Si impiegarono così strumenti che avessero il minor peso possibile, il minimo ingombro e anche, a causa della instabilità del dirigibile in volo, una grande rapidità di effettuazione delle misure. Per soddisfare a queste esigenze Pontremoli progettò molti strumenti, mentre ne modificò altri. Questo fu fatto presso il Regio Istituto di Fisica di Milano, diventato dal 2018, Sito Storico della Società Europea di Fisica.

Dopo la tragedia, quasi tutti i rapporti sui risultati delle misure furono recuperati, studiati e pubblicati. Anche se alcune ricerche non poterono essere compiute in modo completo, l'impresa dell'Italia fu eccezionale e rappresentò il primo tentativo di studiare in modo scientifico e sistematico le regioni artiche, fornendo le prime conoscenze su queste terre fino ad allora inesplorate.

La tavola rotonda si è conclusa con un ritorno al presente, illustrando la spedizione PolarquEEEst, che nel 2018, a bordo dell'imbarcazione Nanuq, ripercorse la rotta seguita 90 anni prima dall'Italia, e che effettuò, nell'ambito del Progetto EEE del Centro Fermi, misure sistematiche e accurate dei raggi cosmici al livello del mare e a latitudini settentrionali dove non erano mai state eseguite prima.

Un aspetto celebrativo importante della spedizione del 2018 è stato anche quello di riunire alle Isole Svalbard, da dove il dirigibile Italia partì per il suo ultimo volo, i discendenti dei partecipanti alla tragica spedizione del dirigibile, in segno di solidarietà e fratellanza. E questa è risultata un'iniziativa di grande successo!

Nadia Robotti – Professore di Storia della Fisica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova. si è occupata di Storia della Fisica Atomica, della Meccanica Quantistica e della Fisica Nucleare. Attualmente si interessa all’attività scientifica e accademica di Enrico Fermi, Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo. Ha vinto il Premio per la Storia della Fisica 2008 della Società Italiana di Fisica. Nel giugno 2017 le è stato conferito il Premio Internazionale "Le Muse" per la disciplina "Storia". È membro dal 2007 dell’Académie Internationale d'Histoire des Sciences e, dal 2018, dell'Accademia Ligure di Scienze e di Lettere.