Rapporto AlmaLaurea 2023: un bilancio

Le prospettive di studio e di lavoro dei laureati italiani, a giudicare dal XXV Rapporto di AlmaLaurea che è stato presentato il 12 giugno 2023 all'Università di Palermo, evidenziano un miglioramento della condizione occupazionale, sia a uno che a cinque anni di distanza dalla laurea, e contestualmente una diminuzione delle retribuzioni in termini reali, se si tiene conto del potere d'acquisto mutato a causa dei livelli elevati di inflazione.
Dalla tradizionale indagine del consorzio universitario AlmaLaurea, presieduto da Ivano Dionigi, emergono i seguenti spunti: i) le esperienze di studio all'estero continuano a risentire dell'effetto della pandemia COVID-19 e dell'emergenza alloggi; ii) si riscontra un miglioramento complessivo delle carriere universitarie; iii) il "gender gap" resta costante; iv) la mobilità studentesca continua a muoversi lungo l'asse Sud-Nord, con un flusso anche verso i Paesi esteri; e infine, v) vi è una soddisfazione generale per gli studi fatti.
In maggior dettaglio, il Rapporto 2023 analizza la condizione occupazionale di 67 mila laureati di 78 atenei a uno, tre e cinque anni dal titolo. Il quadro che si registra nel 2022 è il migliore dell'ultimo decennio tra le lauree sia di primo che di secondo livello (ma non a cinque anni). Nello specifico, il tasso di occupazione a un anno risulta pari al 75,4% tra i laureati triennali e al 77,1% tra magistrali e a ciclo unico (+0,9% e +2,5% sul 2021); a cinque anni sale al 92,1% per i primi e all'88,7% per i secondi (+2,5% e +0,2% sul 2021). In merito al tipo di laurea, a cinque anni dal titolo i tassi di occupazione più elevati tra laureati magistrali e a ciclo unico interessano i gruppi di ingegneria industriale e dell'informazione, informatica e tecnologie ICT, architettura e ingegneria civile, a cui si aggiungono il gruppo economico e medico-sanitario e farmaceutico. Tutti saldamente sopra la media dell'88,7%. Viceversa, al di sotto si continuano a trovare le aree arte e design, letteraria-umanistica, giuridica e psicologica. La stessa sperequazione la troviamo sul fronte retributivo.
La rilevazione, svolta nel 2022, restituisce un quadro occupazionale sostanzialmente positivo sia per i neolaureati sia per quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro da più tempo, seppure emergano alcuni elementi di criticità. I principali indicatori esaminati (tasso di occupazione, di disoccupazione, quota di contratti a tempo indeterminato) confermano il progressivo miglioramento del mercato del lavoro osservato da diversi anni. Tale miglioramento si è interrotto esclusivamente nel 2020 a seguito dello scoppio della pandemia, che ha duramente colpito l’economia italiana, alterando le tendenze del mercato del lavoro registrate prima del suo incedere. A ciò si è aggiunta l’instabilità dettata dalla perdurante situazione geopolitica. Di conseguenza, risulta difficile discernere quali variazioni negli indicatori occupazionali siano da attribuire a fattori contingenti e quali, invece, a evoluzioni strutturali del mercato del lavoro. Per esempio, la retribuzione percepita dai laureati risulta essere, a causa dell'aumento dell’inflazione, in contrazione rispetto allo scorso anno.
Sono inoltre risultate significative le dichiarazioni rese dai laureati, alla vigilia della conclusione degli studi, rispetto alla rilevanza attribuita ad alcuni aspetti del lavoro che si intende cercare. A parità di ogni altra condizione, registra una maggiore probabilità di essere occupato a un anno dal titolo chi ha attribuito, nella ricerca del lavoro, una rilevante importanza all’acquisizione di professionalità, aspetto per il quale risulta importante una più veloce entrata nel mercato del lavoro, per poter maturare esperienze e acquisire competenze. Anche la disponibilità a effettuare trasferte per motivi lavorativi risulta premiante in termini occupazionali. All'opposto, si evidenzia una minore probabilità di occupazione per chi ritiene importante, nel lavoro cercato, la rispondenza ai propri interessi culturali, il tempo libero, la flessibilità dell’orario di lavoro e la stabilità del posto di lavoro; si tratta di aspetti che, verosimilmente, portano i laureati a essere più selettivi nella ricerca del lavoro.
Il cambio di aspettative nei confronti del mondo del lavoro è particolarmente evidente dall'analisi dell’evoluzione degli indicatori di diversi aspetti ricercati nel lavoro da parte dei laureati. Fra gli aspetti ritenuti decisamente rilevanti, quello che interessa di più è l'acquisizione di professionalità, indicata dal 78,1% dei laureati. Assai rilevanti anche la richiesta di stabilità del posto di lavoro, la possibilità di fare carriera, la possibilità di guadagno e l'indipendenza o autonomia nel lavoro. Queste tendenze, unitamente alle nuove modalità di lavoro affermatesi in seguito alla pandemia, mostrano l’improrogabilità di un nuovo approccio al lavoro che, grazie allo sviluppo delle tecnologie, permetta un miglioramento degli stili di vita e del "work life balance".
Infine, risulta degno di nota il fatto che col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo migliorano le caratteristiche del lavoro svolto e, tra queste, l'efficacia del titolo.
La documentazione completa disponibile al seguente link sul sito di AlmaLaurea.
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