Bandi europei: bene i giovani italiani ma molti sono già all'estero

Condividi su      
 P. Valente    28-01-2015     Leggi in PDF

Bandi ERC: bene i giovani italiani ma molti sono già all'estero

Grafico dei vincitori di "Starting Grant" dell'ERC, tornata 2014, per paese ospitante (Fonte: European Research Council).

Analizzando le statistiche relative all'ultimo bando "Starting Grant" dell'European Research Council (ERC), riservato ai giovani ricercatori (ovvero con meno di 7 anni di esperienza post dottorato), emerge un quadro poco confortante per il nostro Paese, addirittura in peggioramento rispetto alla precedente tornata del 2013.

Si tratta di un finanziamento prestigioso e importante (fino a 1.5 milioni di Euro in 5 anni) molto selettivo (la percentuale di successo è attorno al 10%) suddiviso in tre grandi aree: fisica e ingegneria (circa il 38% dei progetti), scienze della vita (44%) e scienze sociali e umanistiche (poco sopra il 18%).

Se i ricercatori italiani migliorano i loro risultati, passando dal sesto al terzo posto assoluto con 28 progetti, dietro al gigante tedesco (68) e alla Francia (36) – che vanta molti più ricercatori – e davanti a israeliani, spagnoli, olandesi e britannici, il quadro peggiora di molto quando si guarda la classifica dei paesi che i ricercatori scelgono per il loro progetto, avendo la libertà di portare il loro grant in un qualsiasi paese europeo. Nella classifica delle istituzioni che ospitano i vincitori di ERC l'Italia precipita infatti al settimo posto, con solo 11 progetti perché, a differenza delle altre grandi nazioni europee, risulta assai poco attrattiva sia per i ricercatori di altre nazionalità (solo uno in realtà), sia per gli stessi ricercatori italiani, che in grande maggioranza scelgono un altro paese: ben 18 a fronte di 10 che restano in Italia. Si tratta di un dato addirittura peggiore di quello dell'anno precedente, che ha visto 7 italiani su 17 che restano in Italia, più un vincitore straniero.

Il problema non è, naturalmente, la mobilità dei ricercatori, che è evidentemente un fattore non solo positivo ma anche auspicabile, ma la scarsa attrattività: se solo 41 dei 68 tedeschi rimangono in Germania, infatti, 29 stranieri la scelgono (11 trasferendosi e ben 18 già presenti in un’istituzione tedesca), portando il bilancio sostanzialmente in pareggio (+2), mentre la Francia porta il bilancio in positivo (55 progetti rispetto a 36) e il Regno Unito addirittura ospita in maggioranza stranieri, non solo ospitando 10 dei suoi 13 vincitori, ma attraendone altri 45.

C'è da notare che questa tendenza è per i giovani ricercatori più marcata rispetto a quelli che si trovano nella fase successiva della loro carriera: guardando i risultati dell'ultimo bando "Consolidator Grant", sono rimasti nel nostro Paese ben 20 dei 46 vincitori italiani, tra l'altro a fronte di un risultato complessivo davvero clamoroso, con gli italiani al secondo posto ma a ridosso dei 48 grant di ricercatori tedeschi.

Se, dunque, si conferma (e anzi si approfondisce rispetto agli anni passati) un problema strutturale di scarsa attrattività del nostro sistema della ricerca, desta ancora più preoccupazione il dato che una buona frazione dei giovani ricercatori italiani che scelgono un altro paese per spendere il loro prestigioso grant europeo ha in realtà lasciato l'Italia già prima di ottenere il finanziamento ERC, segno di un esodo dei nostri migliori talenti sempre più precoce.