Il Festival della Scienza 2016
Ho accolto l’invito a guidare il Festival della Scienza per i prossimi anni con sentimenti contrastanti. Da un lato, un po’ di trepidazione per la responsabilità di confermare e possibilmente accrescere il successo della manifestazione ideata e realizzata da Manuela Arata e Vittorio Bo; dall’altro, l’entusiasmo di poter dare ancora vita a una bellissima realtà, punto di riferimento per la divulgazione e la promozione scientifica in Italia e occasione d’incontro per scienziati, ricercatori, uomini e donne di cultura, curiosi e appassionati d’ogni età.
La ricerca scientifica in Italia è un animale strano. Siamo il paese che spende meno in ricerca nel mondo occidentale, la nostra scuola è ancora improntata da una visione anacronistica del sapere scientifico – in secondo piano o comunque relegato al ruolo di “pre-requisito” per applicazioni tecniche e industriali e spesso insegnato da docenti incolpevolmente inadeguati – ma nello stesso tempo i nostri ricercatori ottengono risultati scientifici fondamentali e ruoli di rilievo anche in istituzioni internazionali, un esempio per tutti Fabiola Gianotti alla direzione del CERN.
Ci sono poche risorse, pochissimi giovani e pessime strutture, ma le nostre Università e i nostri Enti di Ricerca sono spesso meglio di quanto si creda e non di rado raggiungono livelli di eccellenza internazionale. Esiste un tessuto sano, sia fra chi la ricerca la fa sia nella società italiana: un tessuto che il Festival ha saputo mettere a frutto, cortocircuitando il sapere di tanti ricercatori con la curiosità dei moltissimi che hanno partecipato con entusiasmo a iniziative intelligenti e innovative nel mondo della comunicazione scientifica.
La scienza non deve essere solo per gli “iniziati”. È cruciale che in ogni modo e in ogni luogo si insista a raccontare la scienza a tutti, per contribuire ad avere cittadini più colti, consapevoli, capaci di comprendere le sfide del mondo di oggi, sfide sempre più complicate e sempre più scientifiche. Nulla è più pericoloso, lo dico da scienziato, che le scelte fondamentali del vivere siano delegate alla “casta” dei nuovi sacerdoti della scienza, ai pochissimi che hanno gli strumenti culturali per capire di che cosa si stia parlando. Chi sa che l’anti-materia è usata giornalmente in tutti gli ospedali? Chi sa che cosa sia una cellula staminale e ha davvero capito di che cosa si è parlato e si parla, con conseguenze cruciali per la nostra vita e la nostra salute, nei telegiornali italiani degli ultimi anni ?
L’ignoranza scientifica è un ostacolo allo sviluppo della società. Per questo lavorerò affinché il Festival dia ancora il suo piccolo contributo a contrastarla, a Genova e ovunque sarà possibile in Italia, con l’aiuto degli Enti di Ricerca, dell’Università di Genova e delle Istituzioni pubbliche liguri e genovesi, ma soprattutto dei tanti simpatizzanti, volontari, sponsor pubblici e privati che hanno reso possibile il miracolo di Manuela e Vittorio.