Vito Volterra. Il coraggio della scienza

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 S. Linguerri    27-09-2016     Leggi in PDF

La straordinaria figura del matematico e fisico Vito Volterra (1860-1940), che fu pioniere dell'analisi funzionale e della biomatematica e noto all'estero nientemeno che come "Mister Italian Science", è presentata in una Mostra allestita presso il Museo Ebraico di Roma fino al 9 novembre 2016. Intitolata "Vito Volterra. Il coraggio della scienza", l'esposizione ne ripercorre la biografia attraverso documenti e immagini d'epoca e con la presentazione di un filmato ideato dall'associazione "La Limonaia".

La visione moderna della scienza di Volterra - che sfidava i limiti tanto della specializzazione quanto della rinascente cultura idealistica – stimolò il ripensamento del rapporto tra la ricerca di base e i suoi esiti applicativi per la vita economica e sociale attraverso la creazione di nuovi organismi extra-universitari con i quali promuovere una cooperazione tra le diverse forze intellettuali nazionali, facendo dialogare tra loro mondi all'epoca distanti nel panorama italiano: quello della scienza, della tecnica, della produzione e della politica. L'attenzione di Volterra al contesto istituzionale si manifestò fin dal 1897 quando fu tra i soci fondatori della Società Italiana di Fisica, indi si consolidò con la creazione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (1907). Il suo ruolo di manager della scienza raggiunse l'apice nel 1923 con la nascita del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), di cui fu fondatore e primo presidente (1923-1926). Negli stessi anni guidò l'Accademia Nazionale dei Lincei all'insegna di una sinergia tra i due organismi e con altri importanti enti internazionali: l'International Research Council, il Bureau International des Poids et Mésures, la Rockefeller Foundation con il suo programma di borse di studio.

La mostra, progettata dall'Ufficio stampa del CNR in collaborazione con i Lincei, l'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone" del CNR, e con la consulenza di Giovanni Paoloni dell'Università La Sapienza e di Virginia ed Enrico Volterra, è realizzata nell'ambito del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica, che quest'anno è dedicato alla scienza e alle sue molteplici relazioni e implicazioni con le discipline umanistiche.

Come si conviene a tale tema, la mostra sottolinea il coraggio civile di Volterra, che coltivò una costante vocazione democratica: dall'impegno patriottico come volontario durante la Grande Guerra, alla strenua opposizione in Senato a Mussolini che lo portò, nel 1925, a firmare il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti di Croce, e, nel 1931, a rifiutare di prestare il giuramento di fedeltà imposto dal regime ai docenti universitari. Il suo coraggio gli costò la cattedra e le cariche istituzionali; fu sottoposto a una persecuzione politica che, con l'emanazione delle leggi razziali del 1938, diventò sempre più feroce. La damnatio memoriae scatenatagli contro dal regime continuò anche dopo la morte, relegando per lungo tempo la sua figura nell'oblio.

La mostra, inaugurata il 12 settembre scorso da Massimo Inguscio, Presidente del CNR, alla presenza della Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e del Direttore del museo Gianni Ascarelli, ne ripropone l'eredità morale e scientifica: l'importanza delle relazioni internazionali, la mobilità tra ricercatori, il dialogo costruttivo tra le discipline sperimentali e quelle umanistiche in nome di una cultura che non conosce aggettivi di sorta.


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