Università e riforma dei settori: non è mai troppo tardi?

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 L. Cifarelli, G. Fiorentini    28-02-2018     Leggi in PDF
Credits: Watercolor by Fritz Wagner, "Eisschollen", 2016

La Ministra Valeria Fedeli ha dato ampio mandato affinché il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) presenti al Governo una revisione e semplificazione dei settori, entro il prossimo mese di aprile.

Una riforma è benvenuta, poiché l'attuale organizzazione appare molto complessa e datata, con 88 Macro Settori Concorsuali (MSC), 188 Settori Concorsuali (SC) e quasi 400 Settori Scientifico Disciplinari (SSD), questi ultimi vecchi di oltre vent’anni.

Il CUN sta valutando, come prima ipotesi, la possibilità di unificare i Settori Scientifico Disciplinari (SSD) con i Settori Concorsuali (SC), che andrebbero rivisti in numero, nome e declaratoria, articolandoli opportunamente in profili scientifici specifici. L’obiettivo è di definire la struttura del sistema come richiesto entro aprile, individuando anche le innovazioni normative necessarie per implementarlo e rinviando a una fase successiva la stesura di declaratorie.

In Fisica, l'attuale organizzazione (vedi tabella 1) dei sei SC appare sostanzialmente adeguata a individuare a grande scala temi di ricerca e competenze didattiche, a parte alcuni accorpamenti che a suo tempo furono dettati da ragioni numeriche e non scientifiche, vedi 02/C1 e 02/D1. Articolazione e declaratorie degli otto SSD risultano invece datate e non funzionali a individuare gruppi omogenei di professori e ricercatori.

Sempre per la Fisica, appare non troppo difficile riformulare la didattica nei i corsi di laurea triennale e magistrale in termini di SC (vedi tabella 2). Un caso particolare riguarda gli insegnamenti di quelle discipline che furono accorpate in SC disomogenei e per le quali potrà provvedere ciascun dipartimento, utilizzando al meglio le risorse umane a disposizione e il buon senso.

Per caratterizzare l'attività scientifica dei docenti è però necessario specificare all'interno dei Settori Concorsuali alcuni profili scientifici, che permettano di individuare gruppi omogenei per tema, metodo ed anche organizzazione della ricerca. A questi profili andrà assegnato un valore normativo, che permetta di tenerne conto sia ai fini delle chiamate, sia ai fini del conseguimento delle Abilitazioni Scientifiche Nazionali (ASN).

Tutto questo potrà lenire, ma non superare il noto "problema delle mediane". A giudizio di chi scrive, occorre abolire le soglie rigide, rimandando alle commissioni ASN il compito dei tener conto delle disomogeneità interne ai Settori Concorsuali, quali possono essere individuate appunto tramite i profili scientifici.

È stato detto e ridetto in svariate occasioni anche su SIF Prima Pagina: basta rileggere gli Editoriali "Fisica nella tormenta" (luglio 2016) e "La scottante questione della valutazione" (agosto 2017). In entrambi veniva fatto riferimento a una dichiarazione della Società Europea di Fisica (EPS), "On the use of bibliometric indices during assessment", che sottolineava proprio l'importanza di procedure rigorose di valutazione ma non inutilmente rigide, tali cioè da garantire ai valutatori la possibilità di tenere conto delle caratteristiche e specificità dei vari settori e rispettivi ambienti di ricerca nei quali operano gli studiosi da valutare.

In altre parole, occorre restituire ai commissari una qualche discrezionalità, certamente non arbitraria ma legata a specifici aspetti delle discipline, così come nel resto del mondo. Già oggi molti professori rifiutano di essere commissari nell’ASN perché non intendono agire da automi entro un sistema inadeguato. Non è mai troppo tardi per una riorganizzazione e semplificazione, ma occorre far perno sulla responsabilità personale e sulla competenza scientifica dei professori e ricercatori, prima che sia troppo tardi.


Luisa Cifarelli
Presidente SIF
Giovanni Fiorentini
Rappresentante al CUN dei Professori Ordinari di Scienze Fisiche