Scienziati e umanisti: il ruolo dei Presidenti Lincei nella costruzione dell'Italia unita

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 M. Focaccia    30-04-2018     Leggi in PDF

La "Segnatura" dell'Accademia Nazionale dei Lincei dello scorso mercoledì 18 aprile, intitolata "L’Accademia Nazionale dei Lincei e la costruzione dello Stato unitario", è stata dedicata alla presentazione dei due volumi curati da Raffaella Simili: "Scienziati, patrioti, presidenti. L'Accademia Nazionale dei Lincei (1874-1926)" e "Umanisti e presidenti. L'Accademia Nazionale dei Lincei (1900-1933)", editi da Laterza rispettivamente nel 2012 e nel 2017.

Nelle relazioni di apertura, tenute dal Presidente dell'Accademia Alberto Quadrio Curzio, che ha introdotto i lavori, da Raffaella Simili e Giovanni Paoloni, si sono ripercorse le tappe fondamentali della ricostituzione dell'Accademia all'indomani dell'Unità, ricordando la figura e l'opera di Quintino Sella, promotore e primo Presidente, e si è sottolineata a più riprese l’idea della scienza e della cultura sottese al progetto di Sella e condivise dai suoi successori: una scienza e una cultura propositive, europeiste e cosmopolite. Una scienza e una cultura aperte, che questi uomini di scienza posero quali punti di partenza imprescindibili per la realizzazione di una nuova istituzione che voleva essere parte attiva per l'avanzamento della moderna nazione e che fu un tassello fondamentale nella costruzione del nuovo Stato unitario. La Patria, il sentimento nazionale, il senso del dovere istituzionale, così come l'internazionalizzazione, rappresentano il filo conduttore che unisce le azioni e le imprese di questi Presidenti, scienziati e umanisti, che furono tutti Senatori e anche Ministri, e che si impegnarono nella realizzazione di una istituzione sovranazionale in grado di essere al passo con le altre Accademie straniere e anche a "esportare la tradizione" italiana fuori dai confini nazionali.

Quintino Sella, Francesco Brioschi, Eugenio Beltrami, Angelo Messedaglia, Pasquale Villari, Pietro Blaserna, Francesco D'Ovidio, Vito Volterra e Vittorio Scialoja sono i nove protagonisti raccontati in questi due volumi, che si fermano al 1933: seguì poi un "buco" drammatico, con la mussoliniana Accademia d’Italia, mentre solo nel 1945 venne restituita ai Lincei vita autonoma.

I lavori sono quindi proseguiti con tre "relazioni di prospettiva", tenute da Tullio Gregory, Paolo Galluzzi e Annibale Mottana, nel corso delle quali è emerso il valore ancora attuale dei programmi istituzionali dei primi Presidenti: la necessità di collegare la comunità scientifica con la politica e lo sviluppo economico; il superamento dei confini tra i settori disciplinari; il coinvolgimento e il coordinamento di istituzioni extra-universitarie nello sviluppo socio-economico-culturale del Paese; la necessità di una cooperazione tra mondo industriale, organi statali e mondo del sapere.

L'augurio che è emerso in conclusione dei lavori è stato proprio quello che a questi studi ne seguano altri, per investigare, al di là dell'opera dei suoi singoli Presidenti, quale sia stata la presenza dell'Accademia nella storia d'Italia e nello sviluppo della cultura del paese, perché la conoscenza di ciò che è stato possa contribuire a far sì che che oggi questa Accademia, insieme ad altre prestigiose Istituzioni, interagisca con la società civile contemporanea in un rapporto che sia sempre più propositivo e dinamico.