I migranti della scienza

L'European Research Council (ERC) ha comunicato i 403 vincitori del bando 2018 dedicato ai giovani ricercatori (Starting Grant, meno di 7 anni dal dottorato, finanziamento fino a 1.5 milioni di Euro), che periodicamente si alterna nel programma quadro europeo con altri due bandi di eccellenza: per chi è più avanti nella carriera (Consolidator Grant, tra 7 e 12 anni dal dottorato, fino a 2 milioni di Euro), o è già senior (Advanced Grant, oltre 12 anni di carriera, fino a 2.5 milioni di Euro). Si tratta del più importante programma europeo, che ha visto tra gli 8000 ricercatori finanziati dal 2007 ben 4 vincitori di Medaglia Fields (recentissimo il premio all'italiano Alessio Figalli, Consolidator Grant 2016) e 6 vincitori del Premio Nobel.
Il quadro che le statistiche offrono è il consueto: i giovani italiani sono molto competitivi, ma oltre il 70% di essi decide di svolgere la ricerca in un altro Paese europeo: 31 su 42 vincitori, che collocano l’Italia al secondo posto dietro la Germania (con 73 vincitori), e nettamente davanti alla Francia, che ha circa il doppio dei ricercatori (33 vincitori).
Come a ogni assegnazione dei Grant ERC, la stampa dà risalto a questi dati con preoccupazione, anche se alcuni commentatori correttamente sottolineano che per i ricercatori la mobilità è un valore. L'alto numero di italiani che porta la propria ricerca in un altro Paese europeo non rappresenta di per sé un problema, ma lo è il fatto che invece pochissimi giovani di altri Paesi scelgono l'Italia: un risibile 4 su 15 in quest'ultima tornata.
In poche parole, il nostro sistema della ricerca non è attrattivo, né per i ricercatori italiani né per quelli di altri Paesi. La situazione appare drammatica nel confronto con i nostri principali concorrenti, Germania, Francia, Gran Bretagna (ma anche la Spagna, con numeri assoluti inferiori), che invece riescono ad attrarre almeno il 50% di vincitori di altre nazionalità, addirittura il 75% nel caso della Gran Bretagna (50 su 67).
Può essere utile allargare l'analisi a tutto il periodo coperto dai Grant ERC, ovvero dal 2007 a oggi, guardando sia la mobilità, sia correlando i risultati dei giovani con quelli dei due Grant per le fasi successive della carriera. Ne emergono due considerazioni preoccupanti.
La prima è che in questo decennio non c'è stato miglioramento sostanziale della mobilità in ingresso, al netto delle fluttuazioni: 5/19 (2017), 4/13 (2016), 4/22 (2015), 3/15 (2014), 3/8 (2014), 2/24 (2013), 4/24 (2012), 6/28 (2011), 5/22 (2010), 2/16 (2009).
La seconda è che la "fuga" verso un altro Paese è quasi sempre a senso unico, in quanto il nostro sistema risulta ancora meno attrattivo per i ricercatori più esperti. Negli ultimi due bandi per Advanced Grant solo vincitori italiani hanno scelto il nostro Paese (11) con praticamente nessun ingresso (0 nel 2017, 1 straniero nel 2016). Ancora più evidente questo dato per il Consolidator Grant: negli ultimi due bandi solo 14 ricercatori su 33 e 38 vincitori italiani (rispettivamente nel 2017 e 2016) hanno scelto un'istituzione italiana, mentre i restanti (circa i 2/3) hanno scelto un altro Paese europeo, di nuovo con praticamente nessuno straniero in ingresso. Un dato che conferma come la scelta di svolgere la propria attività di ricerca fuori dall’Italia sia già stata fatta sin dalle prime fasi della loro carriera.
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