Un problema d'interpretazione?

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 L. Cifarelli    21-12-2018     Leggi in PDF
I membri della Catania Young Minds Section al lavoro. Courtesy of EPS Young Minds project.

È scoppiato il caso dei fisici e dell'iscrizione all'albo professionale. Forse in maniera un po' eccessiva, troppo allarmistica, ma meglio così. Le petizioni e manifestazioni in corso, a supporto delle attività istituzionali, vanno sempre bene. Di certo coloro che già avevano un ordine professionale, come i chimici o i biologi, hanno reagito diversamente all'introduzione della Legge Lorenzin (Legge 11 gennaio 2018, n. 3). I fisici, pur non essendo tutti perfettamente al corrente del complesso contesto normativo, stanno però chiedendo fondamentali chiarimenti. E questi chiarimenti saranno molto utili anche ai chimici e ai biologi.

Qual è il nocciolo del problema? Occupiamoci solo dei fisici ma lo stesso vale anche per chimici e biologi. Dunque, esistono dei fisici professionisti e tra le professionalità dei fisici non ci sono solo quelle del settore prettamente sanitario ma molte altre. Tra queste citiamo, a titolo d’esempio, le attività nell'ambito della conservazione e della tutela del patrimonio artistico e culturale, nell'ambito della produzione, captazione, conservazione e trasformazione dell'energia, nell'ambito dell'informatica, della geofisica, della metrologia, dello spazio, della strumentazione e degli impianti in generale, e persino le attività forensi o le attività nell'ambito della finanza.

Tuttavia, la Legge Lorenzin, ponendo l'ordine dei fisici, federato con quello dei chimici, sotto la vigilanza del Ministero della Salute, ha contestualmente decretato che la professione del fisico (e del chimico) fosse inquadrata tra le professioni sanitarie, e non tra quelle di area tecnica, come era per la professione del chimico in passato. Fin qui, poco male. Nel corso di varie audizioni della SIF in Commissioni parlamentari alla Camera o al Senato, era stato evidenziato – data l'esistenza dei fisici medici – che questa della "professione sanitaria" dovesse essere solo una definizione di carattere inclusivo, non certo costrittivo.

In realtà, invece, l'inquadramento di tutti i fisici nella professione sanitaria sembra avere posto un problema di interpretazione circa l'obbligatorietà dell'iscrizione all'albo professionale così come espresso dall'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233 e successive modifiche, che prescrive: "Per l'esercizio di ciascuna delle professioni sanitarie, in qualunque forma giuridica svolto, è necessaria l'iscrizione al rispettivo albo". Il nocciolo del problema sarebbe quindi l'interpretazione della parola "esercizio".

Una possibile interpretazione prospettata nell'ambito del Ministero della Salute, di cui la SIF è venuta a conoscenza solo recentemente, è quella dell'obbligatorietà indiscriminata, anche per professori, ricercatori o insegnanti che espletano solo le loro attività intellettuali istituzionali, senza nessun riferimento all'esercizio di attività professionali di tipo prettamente sanitario o di altro genere (l'elenco delle quali è in fase di definizione come previsto per la stesura dei regolamenti della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici – FNCF), che ha ovviamente scatenato grande sconcerto e agitazione tra i fisici.

Tale obbligatorietà non esiste per altri albi professionali, come per esempio quello dei geologi (vigilato dal Ministero della Giustizia, come in passato l'ordine dei soli chimici), e in generale l’attività di ricerca e di didattica differisce palesemente dall’esercizio, come si evince dall'art. 1, comma 2 della Legge 4 novembre 2005, n. 230.

A che punto siamo ?

– L'allarmante interpretazione dell'obbligatorietà indiscriminata aveva provocato da parte della neonata FNCF un "Interpello sull'iscrizione all'Albo dei Chimici e dei Fisici", inviato al Ministero della Salute, girato poi dalla Direzione Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale al MIUR. L'interpello, i cui termini sono in gran parte anche se non tutti condivisibili, è datato 6 luglio 2018, ed è stato reso noto alla SIF solo alla fine del mese di novembre. La SIF ne ha ottenuto l'immediata diffusione presso tutte le associazioni/società/istituzioni del settore fisica. È la scoperta di questo interpello ad aver generato l'allarme. Ai quesiti posti dall'interpello manca tuttora una risposta ufficiale da parte del MIUR e quindi del Ministero della Salute.

– Il Consiglio Universitario Nazionale – CUN, sollecitato con urgenza dalla rappresentanza del settore fisica, ha espresso un parere il 5 dicembre scorso sui quesiti dell'interpello della FNCF in merito al solo caso del personale universitario, escludendo l'obbligatorietà dell'iscrizione all'albo dei fisici per chi non esercita attività professionali. Tale parere è stato ovviamente indirizzato al MIUR.

– In parallelo la SIF, negli stessi giorni, si è mossa nell'ambito del Ministero della Salute affinché:

i) fosse preso nella massima considerazione il parere del CUN e ne fosse prevista la logica estensione anche al di fuori dell'università ad altre categorie di fisici, in particolare ai ricercatori degli EPR e agli insegnanti della scuola;
ii) fosse formulata un'opportuna risposta all'interpello della FNCF al fine di consentire alla Federazione la diramazione nei più brevi termini di una circolare chiarificatrice, quanto mai urgente e necessaria vista l'agitazione in corso;
iii) fosse contemplata per il futuro la possibilità di un intervento legislativo di correzione/integrazione della Legge Lorenzin per definire una volta per tutte il perimetro della non obbligatorietà di iscrizione all'albo per i fisici che non esercitano la professione, e in particolare la professione sanitaria, intesa come "esercizio di attività legate alla tutela della salute umana, in termini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione".

Come ho già avuto occasione di dire, al di là delle giustificate reazioni e preoccupazioni, sono fiduciosa che questa questione dell'albo professionale, per la quale la SIF si è spesa da più di un decennio perché ripetutamente sollecitata dalla comunità (non piccola) dei fisici professionisti, verrà adeguatamente normata nei prossimi mesi. E che l'autonomia di chi invece insegna o fa ricerca verrà correttamente tutelata.


Luisa Cifarelli
Presidente SIF