Università e assunzioni

Anche quest'anno, nel pieno delle vacanze natalizie, ha trovato compimento uno degli eventi più attesi dagli Atenei italiani: la pubblicazione del decreto sui "punti organico" per il 2018. In realtà si tratta del "DM dei criteri e del contingente assunzionale delle Università statali per il 2018" firmato dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Marco Bussetti. Nel comunicato stampa di accompagnamento al provvedimento si parla esplicitamente di una Università nella quale tornano a crescere le assunzioni. "Gli Atenei, in particolare quelli virtuosi, potranno andare ben oltre il normale turn over grazie alle misure previste dal decreto sui punti organico per il 2018 e grazie alle nuove norme contenute nella legge di bilancio in via di definitiva approvazione". Secondo il ministero siamo davanti a una svolta e dopo molti anni si inverte finalmente la rotta. "Consentire nuove assunzioni", continua il comunicato stampa, "è importante per garantire la qualità dell'offerta formativa delle nostre Università: abbiamo un rapporto docenti/studenti che è inferiore a quello di molti Atenei stranieri, bisogna cambiare. Questo è solo l’inizio di un percorso di cambiamenti positivi che vogliamo portare avanti".
Il decreto mette a disposizione complessivamente 2.038 punti organico: le Università virtuose (quelle con una spesa di personale inferiore all'80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1) potranno superare il tetto massimo del 110% delle proprie cessazioni nell'attribuzione dei punti organico. In particolare il meccanismo previsto dal provvedimento è il seguente: dopo aver assicurato a tutti gli Atenei il 50% delle proprie cessazioni, il restante 50% di sistema è stato ripartito esclusivamente in proporzione al livello di virtuosità dei bilanci. Dunque già da quest'anno le Università con i bilanci più sani potranno incrementare in misura maggiore i propri punti organico. A quanto previsto dal decreto sui punti organico si aggiunge, per l'anno 2019, quanto stabilito nella legge di bilancio che recepisce una precisa proposta del MIUR: si incrementano le ordinarie facoltà assunzionali del sistema (100% del turn over) con ulteriori 220 punti organico nel 2019. E altri 220 nel 2020. Questi punti si aggiungeranno al piano straordinario per l'assunzione di circa 1.500 ricercatori di tipo b previsto in manovra. I complessivi 440 punti organico saranno riservati alle Università con un indicatore di spesa di personale inferiore al 75% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1,1. Si tratta quindi di un intervento aggiuntivo rispetto all'ordinario turn over nazionale.
Questo è quanto promette il decreto. Tuttavia, a ben guardare, il decreto in sé non prevede alcun aumento della capacità di assumere degli Atenei. Piuttosto si tratta di un meccanismo già consolidato dai tempi del governo Monti, secondo il quale è possibile che una parte del turn over dovuto ai pensionamenti in un determinato Ateneo possa essere recuperato da un altro Ateneo più virtuoso secondo un conteggio analitico con attribuzione di premialità che ogni ministro ha, tuttavia, interpretato a proprio modo. Infatti, mentre alcuni dei governi precedenti hanno introdotto dei correttivi rivolti a calmierare gli effetti dei guadagni e delle perdite massime rispetto al normale turn over, limitando le perdite intorno al 50% e i guadagni al di sotto del 100%, nel decreto che qui discutiamo le perdite sono sempre limitate al 50% mentre gli Atenei possono adesso guadagnare punti organico eccedenti il loro turn over in misura illimitata. Ovviamente, poiché la torta è sempre la stessa questo non può che avvenire a discapito degli Atenei meno virtuosi che perdono punti organico. Ci sono alcuni casi eclatanti nell'applicazione di questo meccanismo: Atenei che aumentano di 7 volte il patrimonio di punti organico previsto dal normale turn over o intere realtà universitarie, come il complesso degli Atenei di Milano che, per esempio, guadagnano 84 punti organico in più rispetto al normale turn over. È come se solo a Milano fossero destinati 170 ricercatori equivalenti in più, sottratti a molti Atenei, in particolare del sud, che perdono ciascuno decine e decine di punti organico. Complessivamente il centro e il sud del Paese perdono 140 punti organico che vengono in questo modo trasferiti agli Atenei delle regioni del nord Italia. Da qualche parte si potrebbe obiettare che questo è legato a parametri di virtuosità che si contrappongono alle inefficienze e ai bilanci meno solidi di alcuni Atenei. Purtroppo il meccanismo è un po' più complicato e persino Atenei che, sulla carta, appaiono virtuosi in maniera equivalente finiscono per ottenere perdite e guadagni molto differenziati grazie a complessi meccanismi che penalizzano gli Atenei che hanno un maggior numero di pensionamenti e premiano gli Atenei che pretendono dagli studenti tasse più elevate!
Sembra quindi che, dopo anni di raccomandazioni da parte dei più svariati e autorevoli soggetti in relazione all'applicazione di questo meccanismo di ripartizione dei punti organico, l'emorragia di risorse dal centro-sud verso il nord risulti inarrestabile. Questo contribuisce a scavare un solco sempre più profondo tra le due italie che si allontanano tra loro e allontanano il Paese intero da prospettive di crescita culturale armoniosa e rendono impossibile il riscatto delle generazioni del sud che potrebbero, in un diverso scenario, contribuire efficacemente a combattere sottosviluppo e bassa produttività.
Salvatore De Pasquale
Consigliere SIF