Le sfide dell'alta formazione: il "Processo di Bologna"

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 E. Ercolessi    30-08-2019     Leggi in PDF

Le sfide dell'alta formazione: il Processo di Bologna

Il XX anniversario del "Bologna Process" è stato celebrato il 24 e il 25 giugno 2019 a Bologna, con un convegno che si è aperto simbolicamente con la sfilata di oltre 200 Rettori per le strade della città, con partenza dall'antica sede dell'Università.

Alla "Dichiarazione di Bologna" del 1999 aderiscono ora 48 Paesi, per i quali essa ha rappresentato un punto di svolta nella riflessione sui valori fondamentali che devono ispirare l'educazione ad alto livello, come la libertà di espressione, l'autonomia delle istituzioni, la libertà accademica e la libera circolazione di studenti e docenti. In tutti i Paesi che hanno aderito, questo ha portato a importanti riorganizzazioni strutturali del sistema di formazione superiore, con la condivisione di percorsi e di metodologie, in un processo continuo per adattare il sistema universitario alle necessità e alle sfide della società contemporanea.

La questione fondamentale riguarda il ruolo della formazione universitaria in una società avanzata, nella quale una larga fascia della popolazione può accedere al terzo grado di istruzione: come promuovere lo sviluppo di un sistema che incoraggi l'autonomia e la crescita delle persone, e nel contempo contribuisca allo sviluppo sociale ed economico di un paese?
Questa -antica- domanda assume connotazioni nuove nel momento e nel contesto attuali, caratterizzati da modelli nazionali e internazionali in rapida evoluzione e da sfide di carattere politico, sociale e ambientale sempre più globali.

Due esempi di questioni che sono state affrontate dai relatori del convegno.
La prima riguarda la capacità di fornire una preparazione adeguata per un mercato del lavoro che cambia così velocemente da rendere difficili prevederne le richieste anche solo da qui a qualche anno. Come coniugare una preparazione specifica con la flessibilità richiesta da contesti mutevoli e talvolta anche imprevedibili?
La seconda riguarda la capacità di prendersi carico delle sfide sociali e globali della nostra società, come la sostenibilità ambientale ed economica del nostro sistema di sviluppo, oppure l'inclusione e la valorizzazione delle diversità.

In questo contesto, emerge la necessità di promuovere percorsi e attività formative che siano basate su un concetto nuovo di "transdisciplinarità", sull'acquisizione di competenze trasversali e sulla sperimentazione di metodologie dinamiche e cooperative di acquisizione del sapere.
In tutto questo è necessario mettere lo studente al centro del processo: uno studente co-partecipe alla sua stessa formazione, che contribuisce in maniera attiva alla definizione di cosa e di come si studia, per formare individui con un'alta capacità di quello che viene denominato "reflective judgment".

È importante che queste questioni siano affrontate in maniera sempre più approfondita nelle analisi e nelle discussioni sulla didattica che si fanno a livello di singolo ateneo, dipartimento e anche corso di studi. E sarebbe anche molto bello che entrassero in un dibattito pubblico e politico sul ruolo dell'istruzione superiore nel nostro Paese.